Tu che non sei mia sorella (L. Rufo)
Nella fragile mano del destino una folla che sfugge al ricordo
e sensazioni lasciate nel tempo, desiderio spento.
Tra le carezze del vento un sollievo diverso
e nel profumo delle distanze dolci fragranze.
Tu che non sei mia sorella puoi toccare il mio respiro
quando mi attraversi il cuore mi accorgo che sono vivo
e poi mi chiedi niente in cambio della tua mente,
mentre io posso parlare alla tua voglia di rimanere.
Nella corsa contro il tempo sguardi dal finestrino
e sbavature di cemento nel cielo del mattino.
Caramelle di bimbi nel parco verde d’inedia
e impermeabili sulla pelle da mostrare alle stelle.
E a te che non sei mia sorella dico che ora puoi camminare
sotto lo sguardo della luna sospesa a picco sul mare,
tanto non mi fa impressione vederti stesa nuda come un cane
sgualcirmi la coperta migliore mentre la notte ci sta a guardare.
Ti butti a terra in ogni occasione come le foglie gialle d’ottobre
mentre tormenti le tue unghie scavate da interminabili giornate.
Metti un muro davanti ai seni e neanche sfiori il mio cuore,
cammini fra la gente che passa e non si volta a guardare.
Ma se non sei mia sorella perché mi devo preoccupare
come entrasti nella mia vita non lo riesco a capire.
Se le tue smanie non trovano fine almeno lasciami dormire,
accarezzare un po’ il cuscino , mi fa sentire più vicino a te.